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giovedì 7 febbraio 2013

GUIDARE IN AUSTRALIA


Ecco una serie di consigli utili per quanti fossero interessati/preoccupati/spaventati di guidare in Australia.

La prima fondamentale informazione e' che in Australia, Paese sotto il Regno di Sua Maesta' Elisabetta II, come in Gran Bretagna, si guida a sinistra.

Di conseguenza le auto sono ribaltate, con la postazione del guidatore sulla destra del veicolo.

Questo non deve allarmare per cio' che concerne i comandi di bordo: i pedali sono nella stessa posizione dei nostri e l'unico strumento da azionare con la mano opposta e' il cambio. Tuttavia la stragrande maggioranza delle automobili OZ ha il cambio automatico, il che semplifica enormemente le cose. 



STRADE E VIABILITA':
Gli australiani generalmente sono automobilisti tranquilli, non eccessivamente capaci, forse perche' iniziano a guidare troppo giovani (16 anni), forse perche' i grandi spazi inducono a uno stile di guida rilassato.

La guida nelle citta' richiede sicuramente un po' di pratica, perché è un flusso ininterrotto di veicoli direzionati verso destinazioni ben precise. Sbagliare una corsia a un semaforo potrebbe imporvi deviazioni anche di 10 kilometri, ma fortunatamente, essendo abituati ai cittadini stranieri, gli australiani hanno pensato bene di indicare tutto, comprese delle comodissime linee da seguire negli incroci per svoltare senza rischiare di occupare la carreggiata sbagliata. Nei cartelli stradali, le velocità sono espresse in kilometri e non in miglia.

Sulle superstrade vigono le stesse regole delle nostre autostrade.
L'unica fastidiosa abitudine che il Governo asutraliano sta cercando di eliminare, e' il sorpasso da ambo i lati nelle strade a più di due corsie. State attenti! 

Nel caso vi troviate a guidare nel Northern Territory o Western Australia attenti anche ai road train, camion a 4 rimorchi lunghi 53 (!) metri. 


LEGGI E INFRAZIONI:
La Polizia australiana e' molto aggressiva nei confronti di chi non rispetta il limiti di velocita',  pattugliando le strade anche con volanti in borghese e infliggendo agli automobilisti una multa dell'importo di 100 dollari per ogni 10km/h al di sopra del limite.



PERICOLI SULLE STRADE AUSTRALIANE:

- CANGURI: sempre e comunque attenti ai canguri, sono pericolosissimi! Questi bellissimi animali hanno una passione malsana per il suicidio; se ne vedete uno sul ciglio della strada rallentate piu' che potete e attaccatevi al clacson per farlo scappare. Sono bravissimi a scegliere il momento fiusto per scagliarsi contro il cofano ddell'auto in corsa, prediligendo l'alba o il tramonto. Nel caso vi accada, non sterzate: centinaia di turisti muoiono tutti gli anni nel tentativo di evitare i canguri, perché finiscono fuori strada centrando comunque l'incauto animale. Non stupitevi di trovare una pala nel portabagagli dell'auto a noleggio, serve a togliere il canguro morto dal centro della strada.

- ROAD TRAIN: negli stati australiani meno popolati  si possono trovare questi TIR della lunghezza di 53 metri (!). Inutile dire che lo spazio di frenata di questi bestioni e' enorme, cosi' come la massa che spostano. Tenetevi alla larga piu' che potete.

- TRASPORTI ECCEZIONALI: in Australia i trasporti sono veramente eccezionali: se incrociate le macchinine che li segnalano fermatevi il piu' lontano possibile dal centro della strada. Potrebbe capitarvi di vedere enormi macchinari per la trivellazione, ruspe giganti, addirittura case intere a bordo di camion enormi.


- FLOOD (inondazioni):  molto frequenti, nel caso dobbiate guadare brevi tratti di asfalto sommerso non fidatevi, potrebbe seere piu' profondo del previsto. In Australia i soccorsi costano caro e ritrovarsi con l'auto ferma potrebbe costringervi a diverse ore di attesa.


- INCENDI: particolarmente frequenti nei periodi caldi, producono sicuramente piu' preoccupazione che un reale pericolo.


- BENZINA: se avete in programma di viaggiare in zone poco popolate, comprate una tanica di benzina e tenetela nel portabagagli, potrebbe capitarvi di non trovare un distributore per centinaia di kilometri o che sia chiuso dopo le 5 di pomeriggio. Esiste uno stradario della Atlas che indica tutti i distributori e soprattutto tutti i  distributori aperti 24 ore. 




- MELBOURNE - SVOLTA  A DESTRA: questa puo' sembrare piu' una nota di folklore che un pericolo, ma non lasciatevi ingannare. Svoltare a destra a Melbourne impone di fare una strana manovra: spostarsi sulla sinistra e poi attraversare tutte le corsie della carreggiata a velocita' supersonica evitando auto nei due sensi di marcia e tram. Gli autonoleggi forniscono assieme al veicolo anche una breve guida sul come fare. 






Oltre a questi pericoli specifici, sappiate che potrete trovare ogni genere di animale sulle strade australiane, vivo o morto. 
Sì, anche esseri umani molto particolari.





(ma questa è un'altra storia)

lunedì 14 gennaio 2013

WORKIN HOLIDAY: Cosa Fare Appena Arrivati in Australia?



UNA BREVE GUIDA ALLE PRIMISSIME COSE DA FARE APPENA ARRIVATI


Appena scesi dall’aereo lo spaesamento è fortissimo. Un clima radicalmente diverso, la lingua che ha solo vaghe assonanze con l’inglese e un tipo di città alle quali noi europei non siamo assolutamente abituati.



In molti mi hanno chiesto come comportarsi, quali sono le primissime, indispensabili cose da fare appena arrivati.

Qui ho raccolto una sorta di scaletta sulle cose da fare possibilmente il primo giorno, prima  che il jetlag prenda il sopravvento riducendo l’ignaro viaggiatore a uno stato comatoso in orario d’ufficio per la prima settimana:

  1. SCHEDA TELEFONICA: la primissima cosa da fare è avere un numero telefonico australiano. Vi sarà richiesta praticamente ovunque e, se avete conosciuto qualcuno sull’aereo, vi permetterà di rimanere in contatto.

    Per scegliere la compagnia telefonica bisogna tenere conto di due fattori: in Australia la copertura telefonica fuori dalle città e i paesi è minima e quel poco non è garantito da tutte le compagnie. Ad esempio Vodafone opera solo nelle città. Secondo fattore è che le ricariche telefoniche hanno una data di scadenza. Non scherzo, durano generalmente 30 giorni e poi vanno ricaricate.

    Personalmente suggerisco TELSTRA, è la compagnia (semi)statale, quella che garantisce la maggiore copertura anche nell’entroterra e di solito ha buone tariffe anche se non le migliori. Oltretutto, per chi non è interessato a pacchetti mensili che comprendano l’uso di internet, è forse l’unica che offre ricariche che durano fino a 6 mesi.


  2. ALLOGGIO: avere un indirizzo stabile per almeno i primi dieci giorni è molto importante. Sono parecchie le scartoffie che arrivano nel primissimo periodo: tax file number, carta di credito, ecc. e sarebbe meglio non sparpagliarle per case di amici e ostelli.
    La situazione classica è quella di trovare una sistemazione dopo aver speso i primi giorni in ostello o di cambiare città entro la prima settimana. In questo caso NON CREDETE alle gentili signorine delle reception che vi garantiscono di spedire eventuali lettere al vostro nuovo indirizzo: NON LO FARANNO MAI. Passate di persona o aspettate prima di spostarvi.


  3. CIBO: appena arrivati la prima cosa è mangiare e bere qualcosa che non abbia il gusto plasticoso dei pasti serviti sull’aereo. Se c’è una cosa che è molto cara in Australia questa è proprio il mangiare. Ristoranti e fast food sono molto costosi e per non dilapidare un patrimonio è indispensabile andare al supermercato. Ci sono due catene in Australia che si spartiscono l’85% dei negozi di alimentari e sono decisamente le più economiche: COLES e WOOLWORTH. Lasciate perdere IGA, FOODWORK e simili, tutti molto più dispendiosi.

    L’unico outsider per quello che riguarda i supermercati e’ ALDI, molto simile ai nostri discount ma ha una inferiore scelta di prodotti freschi.

  4. CONTO CORRENTE: Il primissimo atto istituzionale per poter iniziare la nuova esperienza australiana è andare ad aprire un conto in banca. Personalmente mi sono trovato molto bene con la COMMONWEALTH BANK, la banca più diffusa e che ha il servizio online più semplice da utilizzare. Se avete intenzione di spostarvi in  Nuova Zelanda la scelta d’obbligo è la ANZ (acronimo appunto di Australia Nuova Zelanda).
    Oltre al passaporto portate altri documenti che attestino la vostra identità, codice fiscale, patente o carta d’identità sono sufficienti, perchè in Australia vige un sistema di doppia o tripla verifica.

    Il conto in banca serve al momento dell’assunzione e spesso è richiesto anche dagli uffici pubblici. Poi, assieme al conto viene erogata la quasi indispensabile carta di credito.


  5. CARTA DI CREDITO: in Australia è importantissima: viene richiesta negli ostelli (non tutti), negli alberghi, per i noleggi auto e oltretutto qui non si pagano commissioni nemmeno per il caffè, quindi è molto molto comoda per non girare con i contanti in tasca e non dilapidare patrimoni di commissioni con quella italiana.

    Se accompagnata dal passaporto può anche fungere da secondo documento d’identità (vedere sopra)

    La carta di credito viene recapitata all’indirizzo che fornirete alla banca dopo circa una settimana dall’apertura del conto, è quindi consigliabile non cambiare alloggio nei primi giorni per non lasciarla in balia delle receptionist degli ostelli.


  6. TAX FILE NUMBER (TFN): ora che siamo in possesso del conto corrente, possiamo richiedere il nostro tax file number. Equivalente del nostro codice fiscale, è un numero identificativo che viene rilasciato dal governo australiano ed è il lasciapassare per poter lavorare.

    E’ la certificazione che siete lavoratori in regola sul suolo australiano.

    Si fa ONLINE a questo sito www.ato.gov.au , è una procedura piuttosto semplice e anche questo viene recapitato dopo alcuni giorni per posta.

    Per qualunque difficoltà si può contattare il loro ufficio al 132861

    Nel caso troviate lavoro prima di aver ricevuto il TFN non preoccupatevi, il vostro datore di lavoro ha 30 giorni per comunicarlo.

    Il TFN è poi indispensabile per poter richiedere il tax refound una volta che si è in procinto di uscire dal Paese.


  7. MEDICARE: Altra tappa INDISPENSABILE per iniziare il viaggio australiano è la tessera Medicare. Questa permette di essere curati nel caso succeda qualunque cosa.

    Si ottiene negli uffici Medicare, presenti in ogni città e quasi ogni paese d’Australia, è sufficiente presentare il codice fiscale italiano.

    Per ogni info consultate il sito: www.humanservices.gov.au

    In Australia la sanità è una via di mezzo tra la nostra e quella americana. Piccolo aneddoto: il mio compagno di viaggio si sente male, uno svenimento causato dal caldo. Arrivati al pronto soccorso di questo sperduto paesino in mezzo al nulla, l’infermiera prima ancora di aprire la porta ci chiede se siamo in possesso della Medicare e dal suo sguardo, in caso di risposta negativa, era facile intuire che non sarebbe stata intenzionata ad aprire nonostante la sala d’aspetto fosse deserta.

    L’Italia è uno dei pochi paesi i cui cittadini possono accedere a questa carta, in virtù di un rapporto di reciproco aiuto tra Stati. Tanto per fare un esempio, i cittadini francesi sono costretti a sottoscrivere un’assicurazione privata per potersi tutelare.

    Dimenticavo: la medicare è gratuita e dura 6 mesi. Dopodichè bisogna uscire e rientrare dal Paese per poterne sottoscrivere un’altra. Per questo molti pianificano un giretto in Nuova Zelanda o a Bali a metà dell’anno qui.

  8. Ottavo e ultimo consiglio: DIVERTITEVI perdio!!! Rilassatevi, siete appena arrivati in uno dei paesi più belli del Mondo, più ricchi, più divertenti. Trovare lavoro è facile (ne parleremo poi), la gente è affabile, ubriacona e sempre pronta a raccontarvi qualche storiella divertente.


    Andate a surfare, buttatevi col paracadute, feste in spiaggia, parchi naturali, la Barriera Corallina, pure l’attraversata del deserto in macchina è un’esperienza fantastica.

    Insomma, BENVENUTI IN OZ!

martedì 18 dicembre 2012

Vivo nella casa di Fight Club


Vivo nella casa di Fight Club.

Presente quella diroccata abitazione dove Ed Norton si trasferisce assieme a Tyler Durden? Lavandini che perdono, sporco, luci che non funzionano, una persistente tonalità verdognola donata dalle lampade fluorescenti che si incollerà ai due protagonisti, conferendo la perenne sensazione di marcio a tutta la pellicola.

Per non parlare di scarafaggi grandi come pollici maschili, strisce marroni sottostanti ogni rubinetto a indicarne la scarsa ermeticità e la convinzione che in un passato non troppo remoto qualcuno di molto anziano in questa casa ci sia morto dopo una lunga vita solitaria.

Questa ed altro nel nuovo spazio che posso permettermi di chiamare casa in virtù degli 80 dollari che pago settimanalmente ai padroni, entrambi decisamente più giovani di me ma sposati e in attesa di un pargolo.

Se avessi avuto occasione di venire a vivere in un posto come questo appena giunto in Australia, l’avrei considerato quantomeno repellente, poco salutare, “(...) questo edificio dovrebbe essere evacuato. C'è un grave logoramento di tutte le strutture portanti, impianto idrico ed elettrico del tutto inadeguati alle nostre esigenze. E il circondario sembra una zona smilitarizzata” diceva Egon Spengler osservando la caserma che sarebbe diventata la sede dei Ghostbusters.

Dopo un anno in viaggio, devo rivedere i miei gusti, potrei quasi definirla deliziosa se non fosse per la finta edera attacca alla parete del soggiorno e il finto caminetto in muratura con finte colonnine ioniche che, a osservarlo ora, sembra in tutto e per un tutto un altarino dai tratti eccessivamente mortiferi.

Comunque è economica, ho una stanza tutta per me, 4 simpatici compagni di casa provenienti da Korea, Giappone e Francia (la multiculturalità mi mancherà molto tornato in Italia) e il negozi che vende le tortine take away è pericolosamente vicino.

Ma cosa ci sono finito a fare in un posto come questo, con le pareti scrostate, le mosche e nel bel mezzo del nulla?





Sono tornato a lavorare nei campi, triste quasi epilogo della compagine australiana, ma fruttifero in termini economici e per il conseguimento del secondo anno di visto, da poter spendere nei prossimi anni se le faccende italiane non dovessero portare del buono.
Sono tornato in un paesino in cui ero già stato, dopo disperati tentativi di rimediare un lavoro agricolo per mezza Australia, ho provato ad inviare un messaggio al mio ex supervisore ed eccomi qua, 400 km a nord di Brisbane, 250 da Noosa, nel rurale entroterra, in posti dove il clima farebbe dedurre che nemmeno dei cactus potrebbero crescere da queste parti.

E’ una vita semplice, la sveglia è alle 5 del mattino, il lavoro inizia alle 6 e si protrae fino alle 2 del pomeriggio, verso le quali la temperatura sfiora quotidianamente i 40 gradi. I pomeriggi, trascorsa l’afa, li passo assieme ai colleghi al campo da basket o a oziare davanti le avventure della Fondazione di Asimov.

Per ora aspetto, sopporto, cerco di godere il periodo per ponderare su quella che sarà nei prossimi mesi, sognando ancora il mare e le onde.

Stay tuned





UPDATE: negli ultimi due giorni il pomeriggio e la notte sono stati accompagnati da tempeste ricche di fulmini, con conseguente interruzione dell'energia elettrica.


La casa si è così trasformata da set di un film di Fincher a set di Hideo Nakata, complice anche la presenza della padrona di casa koreana questo pomeriggio (allego piccolo video)

domenica 9 dicembre 2012

Riassunto delle puntate precedenti (3)



Riposati dopo una lunga dormita riprendiamo il viaggio allietati dalla notizia che la nostra amica Sophie ha deciso di lasciare Adelaide con un volo direzione Sydney per unirsi al nostro viaggio. Unico problema: da Bells Beach, nel Victoria, a Sydney, New South Wales, sono appena 970 km percorrendo la strada più breve e la strada più breve non è nei nostri piani.



Nei nostri piani c’è una piccola cittadina del Victoria chiamata Glenrowan, luogo dove ha preso parte l’ultima fatale sparatoria tra Ned Kell (il più famoso fuorilegge australiano) e le forze armate della Regina d’Inghilterra; combattimento affrontato dal Nostro indossando una improvvisata armatura che ne è diventata simbolo, tanto da apparire in tutte le immagini che lo ritraggono.

Partiamo e nel giro di poche ore siamo a Glenrowan. Adesso, a viaggiare per l’Australia risulta lampante che le patacche sono all’ordine del giorno, centinaia di paesini sparsi per l’entroterra offrono spettacoli quali “la più grande mela di polistirolo del mondo” oppure “la città dove forse è stata scritta Walzing Matilda” e su questi vengono creati veri e propri business cittadini con tanto di souvenir creati ad hoc e menu nei ristoranti a tema. Tuttavia la speranza, e anche la convinzione, è che nel momento in cui ci sia veramente qualcosa di interessante questo sia enfatizzato in un modo leggermente diverso.
Non è così: appena entrati in paese si viene salutati da una orribile statua di Ned Kelly alta almeno 4 metri (sicuramente la più alta statua ritraente Ned Kelly in Australia) e per quei 200 metri scarsi di lunghezza del paese, entrambi i lati della strada sono affollati da negozi di imbarazzanti souvenir e sedicenti musei.
Entriamo in uno di questi notando che nel retro, dietro un alto muro, si trova una catapecchia e speriamo sia la vera casa nella quale si rifugiò il bandito con i suoi compari.
Paghiamo 6 dollari per l’ingresso e la signora all’ingresso, assieme al resto, ci dà una brochure esplicativa sulla quale capeggia la scritta “attività in vendita”. 

Avete presente quella sensazione tutta fantozziana di aver appena buttato via dei soldi?
Il museo, non più grande di una trentina di metri quadri, è un insieme infinito di oggetti risalenti all’epoca di Ned Kelly o in qualche modo legati a lui, cose come “calzino appartenuto a una nipote di terzo grado del cugino del barbiere di Ned Kelly”, “lettera spedita presso un indirizzo non lontano da uno dei paesi saccheggiat da Ned Kelly”, per il resto vasi e anticaglie del periodo, robaccia da rigattiere.

Dopo una decina di minuti spesi a osservare tutto questo, mentre la commessa sta evidentemente provando contemporaneamente una forte derisione nei nostri confronti e al tempo stesso la tacita speranza che siamo proprio noi, facoltosi europei innamorati del mito del fuorilegge australiano, le persone intenzionate a rilevare l’attività, magari pure dietro una bella plusvalenza. Comunque, dopo una decina di minuti decidiamo di aprire la porta del cortile esterno che ci schiuderà le magie del vero luogo in cui l’epica battaglia è avvenuta. Quello che ci troviamo davanti è uno squallido giardino in rovina, con una catapecchia indicata come “riproduzione della abitazione originale di Ned Kelly”

Tutto sta evidentemente cadendo a pezzi ed è probabilmente da parecchio tempo che nessuno si cura di tagliare le siepi che lentamente stanno inghiottendo questo buco di mondo. Improvvisamente avvertiamo degli spari e invidiamo i vicini di cortile che, per appena otto dollari, stanno assistendo ad una riproduzione del combattimento con robot su carrucole, come nei peggiori film.

Sconsolati usciamo scoprendo che anche le zone più remote della città offrono piccoli cartelli recanti la spiegazione di quello che ci è avvenuto durante la grande battaglia, ma ormai il morale è sotto le scarpe e di Ned Kelly non ce ne frega piu nulla.

Dopo un panino che porta il sapore della sconfitta, ringalluzziti dalla prospettiva di avere ancora da guidare circa 600km, ci rimettiamo in marcia nel mezzo della campagna australiana.

Non ricordo dopo quanto esattamente, ma a un certo punto, già entrati nel New South Wales, vengo colpito dalla scritta “Holbrook - il paese del sottomarino”. Ad occhio e croce siamo ad almeno 300 km dalla costa, non vedo nè ricordo di aver visto grandi percorsi fluviali ed il paesaggio è eccessivamente rurale perchè possa esserci un grande cantiere navale. Allora cosa? Ecco, nel bel mezzo del paesino di Holbrook, 1267 anime nel censimento 2001 (fonte Wikipedia), c’è letteralmente incastonato un sottomarino, UN CAZZO DI SOTTOMARINO e non un modello da passeggio, stiamo parlando di un Oberon class submarine (grazie sempre a wiki), un pezzo di nero metallo lungo 90 metri attorno al quale è stato costruito un parco con annesso museo.
Come non fermarsi e godere del paese di Holbrook dall’alto della prua? Quando si dice che gli australiani tirano fuori fenomeni turistici dal nulla! All’ingresso del piccolo museo noto una tabella con segnate le gite di scolaresche provenienti dagli altri paesi, assurdo.

Comunque, ci rimettiamo in strada e dopo tanti, tanti kilometri di vacche, pascoli e colline, arriviamo verso sera non lontano da Sydney e attrezziamo la nostra macchinina per trascorrerci dentro la notte.

martedì 4 dicembre 2012

Riassunto delle puntate precedenti (2)


Con tutta la calma che si confà a due avventurosi abituati ai piaceri del divano, parte la nostra Omerica avventura lungo 3000km e attraverso tre diversi Stati.

Prima destinazione: Great ocean road


A Melbourne vige una stranissima usanza: per poter svoltare a destra in un incrocio (considerate che qui si guida sulla sinistra come in Inghilterra, quindi per poter fare un paragone bisogna immaginare di svoltare a sinistra ad un incrocio) bisogna accostare sulla sinistra, quindi sul punto più lontano e appena scatta il rosso, in quella brevissima frazione di secondo prima che diventi verde nell’altro senso, attraversare a tutta velocità incrociando tutte le corsie che sono, generalmente, 3 per senso di marcia più altre due del tram (perchè ovviamente c’è il tram a complicare le cose). Vi siete persi? Anch’io!  Solo che, anche un semplice graffio sull’auto presa a nolo comportava 3300$ di copertura.
Sorvolando su tutto questo complicato metodo e tutte le imprecazioni che ha comportato, dopo circa un’ora di improperie arriviamo nella ridente cittadina di Geelong, poco più che un sobborgo di Melbourne e punto d’inizio della Great Ocean Road.

La Great Ocean Road è una strada lunga poco più di 200km nella sua accezione canonica, ma che volendo si può percorrere per oltre un migliaio di kilometri fino ad Adelaide ed è famosa per essere un tortuoso lembo d’asfalto realizzato sul bordo della scogliera che affaccia sull’Oceano, una goduria da guidare e da osservare (soprattutto in sella ad una moto, ma questa la teniamo per la prossima volta).

Come se non bastasse, la prima spiaggia che si incontra lungo il percorso è Bells Beach, tappa del campionato mondiale di surf.



Proseguiamo il nostro viaggio, normalmente ci vogliono tre giorni per godere di questa epica strada, il nostro obiettivo è di impiegarne solo uno.

Si susseguono spiagge, panorami, scogliere, campi, spiagge ancora, campi e scogliere fino a giungere a quello che è universalmente considerato il gioiello assoluto di questo pezzo di mondo e uno dei più suggestivi paesaggi in assoluto: i 12 apostoli, una formazione rocciosa nata dall’erosione della scogliera da parte del mare.


Scendiamo dall’auto convinti di trovare un luogo selvaggio e invece veniamo incanalati lungo un serpentone di cemento che porta alla zona d’osservazione gentilmente fornita dalla pro loco locale, in compagnia di vagonate di orientali e miliardi di macchinette fotografiche pronte ad immortalare miliardi di momenti tutti uguali. La sensazione è che la gente non visiti più il luoghi per proprio piacere, ma solo per avere una foto da usare come copertina facebook. 

Comunque il paesaggio è veramente mozzafiato, la forza del mare contrapposta all’apparente fragilità di questi pietroni che, solo apparenza, sembrano esserne in balia. Difficile trovare parole per spiegare.

Una volta ripartiti, arriviamo nel giro di poco al termine del primo tratto di Great Ocean Road e, una volta girata l’auto, torniamo in direzione Melbourne.

Purtroppo gli ostelli sono tutti pieni a causa della competizione ippica e l’unico posto che sembra offrire un paio di letti a un prezzo sostenibile si trova nella Bells Beach dove eravamo stati il mattino.

L’Home @ Bells Beach è un bellissimo ostello, molto pulito e capace di dare quella sensazione casalinga, con la sua cucina ben tenuta e la sala tv con divani veramente confortevoli.

Affaticati dalla lunga giornata, dopo una veloce cena a base di pasta, ci addormentiamo senza avere ancora pianificato nulla per il giorno successivo.

Non ho resistito alla tentazione di mettere un sacco di foto stavolta

sabato 24 novembre 2012

Riassunto delle puntate precedenti (1)


Lasciata Brisbane alla volta di Melbourne per inseguire una gara motociclistica, un nuovo lavoro e parecchi viaggi, anteponendo giusto una veloce capatina nell’altrettanto amata Noosa, per gustare un po’ di surf, ho infilato un aereo scoprendo pochi minuti prima della partenza che il letto che con tanta dedizione una amica mi aveva rimediato via couchsurfing, era saltato lasciandomi letteralmente con il culo a terra.
Ormai all’imbarco, il giorno prima di Halloween e un altro paio prima di una competizione ippica, la Meloburne Cup, alla quale il Palio di Siena si potrebbe rapportare come “gara ciclistica tra bambini nel pieno del parco”, le possibilità di incappare in un letto ancora disponibile erano più che risibili.

Incollato al telefono, con sottocchio l’intera lista degli ostelli disponibile, e con non poche fatiche, trovo finalmente un buco nella più squallida topaia della città, giusto in tempo per spegnere il cellulare e attendere la partenza dell’aereo.

Il concetto di “cominciamo bene” assume da subito nuova e innovativa forma di una sonora bestemmia.

Arrivato e sistemati i bagagli con non poco ribrezzo viste le condizioni veramente invivibili della sistemazione, con moquette macchiate, porte rotte e un portiere notturno decisamente dipendente da droghe di varia natura, mangio un veloce boccone in città e mi avvio verso le coperte, ansioso che la sveglia mi informi che è il momento di prendere il bus direzione Phillip Island per andare a vedere la gara di moto.

Nel cuore della notte succede una cosa particolare: apro repentinamente gli occhi e trovo un ragazzo intento a sdraiarsi sopra di me. Letteralmente sopra di me! Farfuglio qualcosa e questo coglione si allontana. La mattina dopo lo troverò riverso sul pavimento a russare e si giustificherà adducendo l’evento alla sua colossale sbornia...

Fattostà che arriva il giorno della gara, alla quale dedicherò un post a parte. Bella, divertente, emozionante. E poi Phillip Island è un luogo spettacolare.

Da questo punto trascorrono alcuni giorni in cui non succeda assolutamente nulla, mi aggiro per la città affollata, fredda e umida indeciso sul da farsi, incapace di farmi piacere questo clima degno delle peggiori zone inglesi, in cui il meteo è capace di cambiare 4-5 volte nell’arco della giornata. Per di più la situazione degli ostelli è veramente disastrosa e per non trovarmi a dormire per strada sono costretto a cambiare letto o struttura di mattina in mattina.

Tengo duro ancora un po’ perchè ricevo la notizia che a breve dovrebbe arrivare il mio caro amico Patrich che, in crisi di idee, ha deciso di venirmi a trovare. Solo che, nel momento stesso in cui esce dall’aeroporto si ritrova a provare le mie stesse sensazioni e il mio giudizio negativo non tanto sulla città, quanto sul suo maledetto clima legato alla confusione e l’affollamento.

Resta una sola cosa fare: andarsene. E se questo ci è chiaro, restano da decidere il mezzo di trasporto e la destinazione.
Così, dopo una rapida consultazione, decidiamo che un’avventura assieme on the road è quello che più si conviene al nostro stato d’animo; per quanto riguarda la destinazione, conveniamo che essere arrivati fin qui senza vedere la Great Ocean Road è un peccato, però poi bisogna necessariamente migrare verso il nord, magari su fino a Noosa, dove la spiaggia, il caldo e le onde sono d’obbligo in questa stagione.

La mattina stessa siamo a contrattare il noleggio di un’auto per l’indomani. Per una fortuita coincidenza, l’auto più economica vuole il fato sia un suv superaccessoriato, dotato di telecamere, cruise control e tanti tanti tanti pulsantini con cui giocare durante il viaggio.






CONTINUA...

lunedì 22 ottobre 2012

Brisbane

Quasi due mesi qui a Brisbane e oggi e' arrivato il momento di partire.
Cosa raccontare di una citta' dove avevo gia' vissuto e dove, contro ogni buona retorica da viandante, soon tornato? Avevo gia' speso fiumi di parole su questo luogo incantevole dove la vita sembra cosi' semplice.

Quando sono tornato sentivo il bisogno di un posto che mi accogliesse con il calore di casa, una placida benevolenza da figliol prodigo tornato all'ovile, un luogo dove sentirmi accettato nonostante tutte le malefatte (in realta' veramente poche) compiute in quattro mesi spesi a vivere per strada.
Quello che ho trovato e' stato molto di piu', molto piu' di quanto avessi lasciato la volta scorsa, molto piu' di quanto abbia mai sperato.

In campo letterario il viaggio e' quasi sempre un'allegoria dell'ananlisi introspettiva del protagonista. Se questo fosse un romanzo, Brisbane assumerebbe i caratteri della parentesi statica tra due viaggi, tra due percorsi all'interno del narratore, una sorta di spartiacque. Se fosse un libro, tra le parole "arrivato" e "ripartito" si troverebbe un'ellissi, forse addirittura la semplice interruzione di capitolo a sottolineare come le pause, per un viaggiatore, sono un po' fini a se stesse.

Per fortuna questo non e' un libro, per fortuna, anche se ogni tanto farebbe comodo, non c'e' un'ultima pagina da andare a leggere e, soprattutto, non c'e' un autore che deve sempre e comunque compiacere i suoi lettori.

Tutto questo per dire che, quella che doveva essere una breve pausa, si e' trasformata nel periodo forse piu' bello trascorso finora. Niente viaggi esotici, animali strani o grandi foreste pluviali a far da sfondo, ma il placido sentiero della quotidianita', seppur nella delirante vita di un ostello e un lavoro che ben poco aveva di normale.

A Brisbane quello che ho trovato e' stata una Famiglia, nel senso piu' vasto ed esteso del termine, un gruppo tanto eterogeneo quanto strampalato del quale mi sono sentito parte, con tutte le sue contraddizioni, i conflitti, i bei momenti, come poche volte era successo.
Non me ne vogliano gli amici lasciati a casa, che per me sono e restano speciali ovunque io sia nel Mondo; quello che c'e' qui e' un coacervo di pietre rotolanti che, ognuna per il suo motivo, hanno smesso di rotolare anche solo per un breve periodo e che qui hanno cercato altre persone nella stessa situazione.
Lo puoi vedere nei loro occhi, anche dietro l'ostentata emancipazione, il bisogno di un abbraccio, di uno scambio di parole, il bisogno di poter chiamare qualcuno per nome e incontrarlo per piu' di una colazione condivisa allo stesso tavolo.

Li capisco bene, sono uno di loro e tutti assieme abbiamo dato vita a un gruppo del quale esser contenti di far parte.

Nel mio libro, in questo libro, Brisbane avrebbe potuto rappresentare serenamente una buona fetta di racconto tra due parentesi di viaggio. Sul blog non ho scritto perche' certi momenti vanno metabolizzati prima di poter esser raccontati, ma sono sicuro che nei prossimi giorni vi divertirete a leggere del mio collega alla ricerca di metodi ortodossi per farsi licenziare o del mio amico S ritrovatosi a vivere nella casa di un architetto che pare uscita da un film di Wes Anderson, prima di dover tornare improvvisamente nel proprio monolocale.

La smetto e preparo i bagagli, oggi vado un po' di giorni a surfare nell'amata Noosa e da venerdi sera saro' a Melbourne per scrivere un altro capitolo di questo unconventional travel.

Intanto vorrei dire grazie a tutte le straordinarie persone che ho incontrato qui, delle quali vorrei fare un elenco ma mi risparimero' solo per non tediare tutti gli altri.

Stay tuned

(Brisbane in realta' mi ha dato anche una prospettiva per il futuro ma questa, e' un'altra storia)