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giovedì 23 febbraio 2012

Intervista

E’ strano rileggere quello che avevo detto a Patrizio prima di partire (sono sulla rivista di Turisti per caso, andate tutti a comprarla!): fantasie di un viaggio idealizzato a lungo senza una pianificazione pragmatica dei passi da seguire.

Sarà stata la precedente esperienza con New York, una città in cui chiunque sa già come orientarsi grazie ai milioni di film, oppure le decine di microviaggi in città straniere in cui c’è tantissimo da fare poco tempo per farlo, ma l’idea che mi ero fatto dello sbarco in Australia era quella di poter prendere in mano gli obiettivi che mi ero prefissato e seguirli uno per uno, come si visitano i musei di una grande città.

Sydney - Harbor Birdge
Ecco, e-migrare per un anno o forse più, non significa esattamente questo. Intanto il tempo è estremamente dilatato: bisogna entrare nei meccanismi sociali e burocratici, cose che spesso nei microviaggi a malapena si sfiorano, perdere tempo a cercare una sistemazione soddisfacente, cercare lavoro insomma, resettare una vita da zero.
Poi ci sono le questioni emotive, bisogna avere a che fare con stati d’animo, le energie da dosare, è un grande lavoro di strategia che porta a una profonda conoscenza del sè.

Senza trascurare l’ambivalenza del viaggiare in solitudine: da un lato è meraviglioso poter conoscere persone nuove ogni giorni, in ogni angolo della città; chiedere una informazione stradale può trasformare uno sconosciuto nel migliore amico di una giornata se questo avrà il tempo di bersi una birra; dall’altro  bisogna sempre tenere gli occhi aperti, soppesare, mantenere sempre quel minimo di distacco difensivo di fronte a chi, per quanto amichevole, non conosciamo. Non si può mai abbassare la guardia completamente con chiunque, si vive chiaramente il concetto di giungla, le cose sono difficili per tutti e in molti cercheranno di fregare per ottenere un vantaggio, come può essere un posto di lavoro.
Brisbane
La Tasmania, Pillippe Island, Melbourne, queste erano le prime tappe. Balle! Per quelle che possano essere le idee al momento del Via, nel istante preciso in cui il taxi partito dall’aeroporto ti lascia in centro città, nel momento esatto in cui lo vedi allontanarsi verso il semaforo in lontananza capisci che tutto il castello in aria creato fino a quel momento, è destinato a sgretolarsi nel giro di 10 passi

Anche la rotazione: l’idea era quella di girare l’Australia in senso orario: Sydney, Melbourne, Perth ma si sa che sotto l’Equatore il senso di rotazione è contrario, quindi non potevo che dirigermi verso est, alla volta di Brisbane.
In definitiva, quello che bisogna fare per avventurarsi in posti come questo, è realizzare una wishlist, una letterina come quella per Babbo Natale aggiornabile, dove elencare tutte le cose che si vorrebbero fare, tutti i luoghi da visitare e ogni volta che si scoprono cose nuove aggiungere una nuova voce alla lista (mai cancellare qualcosa senza averlo fatto, sarebbe tradimento verso se stessi) e poi piano piano spuntarle, mettersi alla prova, dimostrarsi che lontano da tutte le ingerenze, le difficoltà, i vincoli e in generale le problematiche legate al proprio luogo d’origine, in altre parole senza più scuse, dimostrarsi di essere in grado di fare realmente ciò che si vuole.
Sia che si vinca, sia che si perda è un gioco molto pericoloso. Le conclusioni non possono che essere radicali, ma conseguenti di un chiaro step evolutivo. Ma queste, sono cose delle quali si parlerà tra un po’ di tempo. Per ora mi tengo stretto il mio lavoro da 18 dollari l’ora mentre cerco di cancellare qualche altra voce dai miei propositi per quest’anno.



Stay Tuned

1 commento:

  1. Io di foto-di-viaggio ne vedo tante, ma come le tue, niente da fare, non ce n'è!! :)

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