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martedì 18 dicembre 2012

Vivo nella casa di Fight Club


Vivo nella casa di Fight Club.

Presente quella diroccata abitazione dove Ed Norton si trasferisce assieme a Tyler Durden? Lavandini che perdono, sporco, luci che non funzionano, una persistente tonalità verdognola donata dalle lampade fluorescenti che si incollerà ai due protagonisti, conferendo la perenne sensazione di marcio a tutta la pellicola.

Per non parlare di scarafaggi grandi come pollici maschili, strisce marroni sottostanti ogni rubinetto a indicarne la scarsa ermeticità e la convinzione che in un passato non troppo remoto qualcuno di molto anziano in questa casa ci sia morto dopo una lunga vita solitaria.

Questa ed altro nel nuovo spazio che posso permettermi di chiamare casa in virtù degli 80 dollari che pago settimanalmente ai padroni, entrambi decisamente più giovani di me ma sposati e in attesa di un pargolo.

Se avessi avuto occasione di venire a vivere in un posto come questo appena giunto in Australia, l’avrei considerato quantomeno repellente, poco salutare, “(...) questo edificio dovrebbe essere evacuato. C'è un grave logoramento di tutte le strutture portanti, impianto idrico ed elettrico del tutto inadeguati alle nostre esigenze. E il circondario sembra una zona smilitarizzata” diceva Egon Spengler osservando la caserma che sarebbe diventata la sede dei Ghostbusters.

Dopo un anno in viaggio, devo rivedere i miei gusti, potrei quasi definirla deliziosa se non fosse per la finta edera attacca alla parete del soggiorno e il finto caminetto in muratura con finte colonnine ioniche che, a osservarlo ora, sembra in tutto e per un tutto un altarino dai tratti eccessivamente mortiferi.

Comunque è economica, ho una stanza tutta per me, 4 simpatici compagni di casa provenienti da Korea, Giappone e Francia (la multiculturalità mi mancherà molto tornato in Italia) e il negozi che vende le tortine take away è pericolosamente vicino.

Ma cosa ci sono finito a fare in un posto come questo, con le pareti scrostate, le mosche e nel bel mezzo del nulla?





Sono tornato a lavorare nei campi, triste quasi epilogo della compagine australiana, ma fruttifero in termini economici e per il conseguimento del secondo anno di visto, da poter spendere nei prossimi anni se le faccende italiane non dovessero portare del buono.
Sono tornato in un paesino in cui ero già stato, dopo disperati tentativi di rimediare un lavoro agricolo per mezza Australia, ho provato ad inviare un messaggio al mio ex supervisore ed eccomi qua, 400 km a nord di Brisbane, 250 da Noosa, nel rurale entroterra, in posti dove il clima farebbe dedurre che nemmeno dei cactus potrebbero crescere da queste parti.

E’ una vita semplice, la sveglia è alle 5 del mattino, il lavoro inizia alle 6 e si protrae fino alle 2 del pomeriggio, verso le quali la temperatura sfiora quotidianamente i 40 gradi. I pomeriggi, trascorsa l’afa, li passo assieme ai colleghi al campo da basket o a oziare davanti le avventure della Fondazione di Asimov.

Per ora aspetto, sopporto, cerco di godere il periodo per ponderare su quella che sarà nei prossimi mesi, sognando ancora il mare e le onde.

Stay tuned





UPDATE: negli ultimi due giorni il pomeriggio e la notte sono stati accompagnati da tempeste ricche di fulmini, con conseguente interruzione dell'energia elettrica.


La casa si è così trasformata da set di un film di Fincher a set di Hideo Nakata, complice anche la presenza della padrona di casa koreana questo pomeriggio (allego piccolo video)

2 commenti:

  1. Se fossi lì, in base ad alcune esperienze di conoscenti, queste condizioni nelle case mi farebbero preoccupare per la possibile presenza di quei cazzo di succhiasangue dei bed bugs! Mi hanno detto che se ti infestano è difficilissimo liberarsene..

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  2. Credo che quelli che i backpackers chiamano terrorizzati bed bugs non siano altro che semplici pulci. Nel caso basta uno spray da supermercato e lavare tutto. Comunque per ora ancora niente, scarafaggi a parte

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