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giovedì 1 marzo 2012

Ostello

In molti mi chiedono come riesca a vivere ancora in ostello: condividere una camera con altre cinque persone, rumori a tutte le ore del giorno e della notte, scarso igiene. Perché tutto questo non mi spinge a cercare un alloggio più confortevole e più degno?



Mi sono interrogato spesso anch'io sul perché non si ancora alla ricerca di una camera, visto che ormai le prospettive sono di fermarmi a Brisbane almeno un paio di mesi.
In fondo, mi sono lamentato fin dal primo minuto dell'ostello sia per i motivi elencati sopra, sia per quella sensazione di pensione riminese per europei annoiati. Dopotutto, la quasi totalità delle persone in ostello vengono da Francia e Germania, mentre il viaggio era stato fatto anche per incontrare real australians.



Sicuramente il primo motivo per il quale non mi sono ancora mosso e' la questione economica: vivere in ostello costa come prendere una camera, senza caparre e senza bollette, quindi sicuramente più conveniente.
Poi, non ho mai vissuto in un ambiente con tanti coetanei, c'e' sempre qualcuno pronto a scambiare due chiacchiere, ogni sera a cena con commensali diversi e può capire di doversi spiegare in un trascinato inglese con una coppia prima di scoprire che vengono da una paese a 20 chilometri di casa mia (ciao Vale&Fabio).

Pero', la principale e contemporaneamente più romantica risposta, e' che mi sembra veramente , dopo tanti anni, di vivere dentro On the road! Sembra una delle centinaia di pensioni descritte da Kerouac in cui attende l'arrivo di un amico o un


passaggio. Sorvolando sugli aggiornamenti tecnologici, e' quanto di più vicino alla vita beat abbia mai desiderato. La noia, la frenesia della partenza, amici persi e ritrovati per caso, viandanti, pazzi e alcolizzati. Non posso nascondere un mezzo sorriso ogni volta che entro in quel buco decadente e attraversando il piccolo parcheggio, scorro i piccoli van dei viaggiatori non posso fare a meno di pensare a quanti sono passati di la', quanti si sono ritrovati al capo opposto della Nazione. Qui non ci sono Dean o San Francisco, ma in compenso ho Fabiano e Darwin oppure Loic e Perth, ed e' un flusso del quale mi sento far parte e del quale vorrei questo blog diventasse il mio On the road (con le dovute proporzioni).

Il Somewhere to stay in definitiva mi piace tanto perche' e' beat, senza averne la caratura culturale, e' un punto dal quale in moltissimi sono passati moltissimi ne passeranno. Prendere una camera non sarebbe la stessa cosa, perderei la mia dimensione di viaggiatore.

In fondo, non siamo molto diversi dalle tribù aborigene che vanno in walkabout.

Stay tuned

2 commenti:

  1. Giacomo ci piaci on the road!!! Giò & Bianca

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  2. Un walkabout... magari in stile aborigeno...niente male! Ma pensi si possa fare restando ancorati al proprio ambiente? Difficile...

    Bye!
    Al

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