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mercoledì 30 maggio 2012

Campfire



Sono seduto davanti a un falo' assieme al mio compagno di viaggio ed a due original travellers australiani, Peter e Kerry. Mentre i fagioli e le salsicce scoppiettano nella pentola appoggiata sulle braci, Peter ci intrattiene raccontandoci delle sue origini irlandesi, di sua madre nata sul pavimento di un pub di Dublino e della gita familiare anni dopo alla ricerca dello stesso pub e la stessa porzione di pavimento che ne aveva dato i natali. E' un signore gioviale, poco piu' che sessantenne, che sta viaggiando assieme a Chopper, il suo cane, alla ricerca di qualche lavoro che gli permetta di racimolare i soldi per finire il tetto della casa che si e' costruito in mezzo al bush da solo, con cemento, pietre e bottiglie di birra come finestre.

Kerry invece viaggia per il gusto di farlo, traveller figlio di travellers. Ogni tanto lascia la famiglia a casa e parte per visitare un po' di foreste pluviali a bordo del suo furgoncino 4x4. Ha un fisico asciutto e muscoloso, perfetto per questi luoghi, perfetto per questo tipo di vita. Porta sempre con se' un coltello dentro una custodia di cuoio, conosce un sacco di storielle sconce e di trucchi per sopravvivere nell'outback: come procurarsi dell'acqua in zone di siccita', come preparare un giaciglio a prova di serpente o come accendere un fuoco con meno di due legnetti.

Ci staimo divertendo, la cena e' quasi pronta quando Peter si ricorda di avere un regalo per noi, corre verso il suo pickup e torna porgendoci con delicatezza una pelle di serpente trovata ne bush mentre cercava la legna per il falo'. Sembra carta velina, bianca, quasi trasparente, e' quello che resta quando un serpente fa la muta ed e ancora possibile vedere tutti i segni della pelle del rettile. Portroppo manca la testa, dice Kerry, altrimenti avrebbe potuto mostrarci che anche gli occhi fanno parte della pelle e rimangono stampati.

Finita la cena faccio una cosa che ho sempre sognato: recupero qualche bacchetta di legno e ci infilzo un po mi marsh mellow da abbrustolire sul fuoco. Siamo sotto il cielo stellato austaliano a fare un falo' nel bel mezzo del bush, ascoltando storie dell'outback che parlano di aborigeni, bizzarri antenati e avventure con animali dei quali avevo letto solo nei libri da bambino.
All'improvviso capisco che e' questa l'Australia che sono venuto a cercare, non l'opulenta vita delle metropoli o le serate con viziati backpackers europei. In questo momento siedo su un ceppo di legno, ho i piedi immersi nella tipica terra rossa e sono in compagnia di veri australiani, quelli che portano sul viso e il corpo i segni di una terra estrema, difficile da dominare e tutto ad un tratto mi sento bene, sereno e felice, stranamente, di essere arrivato in questo posto dimenticato da Dio.

Stay tuned





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