Pagine

lunedì 30 luglio 2012

Katherine delle zucche

Non sono più a sfrecciare nel deserto australiano o arrampicato su di un albero fitto di mandarini. Me ne sto comodamente seduto in una tipica veranda di una tipica casa di campagna australiana, con una tipica birra doppio malto in mano e le tipiche salsicce a sfrigolare sul bbq, mentre all'orizzonte gli ultimi sprazzi di luce arancione segnano la fine di un'altra lunga giornata.

Anche oggi e' stata dura. La sabbia rossa, la stessa che si trova nei campi da tennis di mezzo mondo, qui ricopre ogni centimetro di suolo e ultimamente anche me.



Sono a chiacchierare amabilmente con Ronald e sua moglie Svetlana.
Lui e' il mio nuovo capo. Possiede un piccolo campo di zucche poco fuori la citta' di Katherine, 300km a sud di Darwin, del quale si prende amabilmente cura ogni sacrosanto momento. Ronald è pacato, silenzioso e riflessiv ma non così tanto da mettere a disagio i suoi ospiti o dipendenti.

Qualche giorno fa, passeggiando davanti alla vetrina di un'agenzia per il lavoro con l'aria curiosa di chi è appena sbarcato in paese, il mio compagno di viaggio e io veniamo sorpresi da un signore trafelato che ci chiede se siamo interessati ad andare a raccogliere zucche, scusandosi per non avere null'altro da offrire. Visto che ci avevano informati che da queste parti il lavoro scarseggiava, ci riprendiamo dallo sbalordimento e accettiamo di buon grado.
La mattina dopo ci ritroviamo in mezzo ai campi con la schiena piegata a metà, i piedi immersi nella sabbia e le mani impegnate a saggiare la qualità degli ortaggi.



Raccogliere zucche non è difficile, soprattutto perché le appoggiamo via via su un rimorchio con nastro trasportatore. Sembra quasi un galeone e i grossi teli che coprono le zucche dal sole si gonfiano al vento, dando l'idea che non sia trainato da un banale trattore ma dalla corrente che spazza la sabbia e le piante.





Svetlana, la moglie di Ronald, è fantastica: siberiana, con un marcatissimo accento degno di Ivan Drago, ogni due ore ci impone la pausa té con enormi banchetti a base di uova, salame, carne, biscotti, latte, frutta, verdura. Guai a rifiutare: da queste parti il motto è "grande mangiatore, buon lavoratore". Devo dire che attenersi non è faticoso.


Menzione speciale per la casa nella prateria di Ronald e Svetlana che pare uscita da un documentario sui real aussies, circondata com'è da un giardino pieno di gallline, pulcini e altri animali che riporta alla mente ricordi d'infanzia.




C'e' pure un cane, Moktar, un giocherellone da caccia con una predilizione per i grattini sulla pancia che ricambia con ampie leccate sul viso.



Sono contento di stare qui. 
I nostri capi sembrano contenti di noi e penso che mi fermerò più a lungo di quanto non avessi preventivato.









3 commenti:

  1. Bel post Giacomo! Insegnagli a fare il risotto.. ;-)

    RispondiElimina
  2. This must be the place?
    Il tuo bel post con la sua conclusione mi hanno fatto pensare a quel bel film...ed anche la colonna sonora non è male!!! O forse con quella landa di zucche ci sta meglio The sound of silence?

    Alla Prossima!!!
    Al

    RispondiElimina