Pagine

sabato 11 febbraio 2012

Totem

Forse attingere al patrimonio mainstream cinematografico statunitense, anche se si tratta di Nolan, non e' il migliore degli esempi per spiegare un concetto spirituale.

Inception è il film in questione e il totem è oggetto dell'analisi. Purtroppo non trovato altre immagini per rendere l'idea. Nel corso del film, durante l'illustrazione del sogno collettivo, Di Caprio suggerisce alla giovane ragazza di Juno di scegliere in oggetto di precise fattezze, peso e equilibrio, che non dovrà condividere con nessun altro. L'interazione con l'oggetto in questione permette di capire se ci si trova all'interno di un sogno o nella realta'.



Inconsciamente la stessa cosa ho fatto io. La prima settimana, devo ammetterlo, e' stata molto dura da tutti i punti di vista: emotivo, fisico, interazionale. Questo popolo parla come se avesse una patata in bocca, le citta' sono sterminate e partire all'avventura è antitetico all'idea di trovare le cose già organizzate.

Trascorsi i primissimi giorni a Sydney, tra un faticoso stupore per ogni angolo di strada e l'indecisione sul da farsi per non dilapidare il patrimonio accumulato per la partenza, è venuto il lungo viaggio via greyhound (se non sapete cos'e' non avete letto Kerouac, vergona!) verso Brisbane, motivato anche dalla speranza di trovare un lavoro, dei prezzi più bassi e una citta' a misura di semicampagnolo veneto.

Cosi' sono giunto in questa bettola per europei ubriaconi che porta il nome di "Somewhere to stay", ovvero l'ostello piu' economico in citta'. Qui l'interazione non e' comunque semplice, tutti sono in gruppi suddivisi per nazionalità ed io, come italiano, son l'unico. Seguono due notti insonni a causa del jetlag e in una gestione dell'ostello che non crede nelle tende.
La citta' in un primo momento non si rivela troppo ospitale, fatta eccezione per il quartiere dell'ostello, West End, e si ripresentano tutte le difficolta' gia' vissute a Sydney. I parole povere arrivo al boiling point, del quale Arianna e' stata virtuale testimone.

In questa fase di forte crisi, alla ricerca di una concretezza tutta da costruire, è nata un'idea; anzi, si è manifestata senza che me ne rendessi conto.
Un totem.
Un oggetto da poter stringere, toccare, osservare, sul quale catalizzare tutta la concretezza di cui avevo bisogno. I ragionamenti pragmatici avevano finalmente un loro luogo, entrarci in contatto e' diventata una chiamata all'ordine ogni volta che sconforto o idee chiaramente irrealizzabili prendono il sopravvento. E' letteralmente un contatto con la realtà, una manifestazione fisica dell'ordine da seguire.

Consiglio a tutti quelli che partono di eleggere un oggetto a loro totem, sconosciuto agli altri, da investire emotivamente quale manifestazione fisica dei propri desideri. Serve a mantenere il proverbiale contatto con la realta' quando puo' sembrare semplicissimo perderlo e posso assicurare che il poco sonno, nessuno con cui parlare e la mancanza di motivazione possono questo ed altro.

(tra parentesi: se lo perdo o me lo rubano mi getto dal Between Bridge, pero' intanto sta funzionando!)

4 commenti:

  1. non ho capito un cazzo, non scrivi più in italiano, però ti vogliamo bene e ti pensiamo! Baci!! Elisa e Andrea

    RispondiElimina
  2. Ciao Giacomo, mi hai fatto ripensare ad una cosa che ho scritto tanti anni fa: http://sitesearch.corriere.it/italians/engineDocumentServlet.jsp?docUrl=/documenti_globnet5/mondo_corriere/Italians/2001/06/30/10010630.xml&templateUrl=/motoriverticali/italians/risultato.jsp

    (Ero sola anche io, ma poi non ho potuto fare a meno di innamorarmi, persino di Sydney!)

    RispondiElimina
  3. Molto molto carino. Per quello che ho potuto vedere quoto il parere su Sydney. L'unica cosa sulla quale sono in disaccordo e' l'opera house: e' meravigliosa, madreperlata e l'unico grande edificio di una certa importanza che non perde il suo fascino e le sue forme quando ci arrivi appresso. Arrivati sotto l'empire state building, ci si ritrova sotto un comune palazzone, la tour eiffel dona un senso di vuoto per via degli spazi troppo ampi, l'OH invece mantiene quelle sue linee sinuose anche all'interno degli atrii

    RispondiElimina
  4. Quando dovessi sapere che dal tuo blog è nato un romanzo, non mi stupirò!

    Buon vento!
    Al

    RispondiElimina