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lunedì 22 ottobre 2012

Brisbane

Quasi due mesi qui a Brisbane e oggi e' arrivato il momento di partire.
Cosa raccontare di una citta' dove avevo gia' vissuto e dove, contro ogni buona retorica da viandante, soon tornato? Avevo gia' speso fiumi di parole su questo luogo incantevole dove la vita sembra cosi' semplice.

Quando sono tornato sentivo il bisogno di un posto che mi accogliesse con il calore di casa, una placida benevolenza da figliol prodigo tornato all'ovile, un luogo dove sentirmi accettato nonostante tutte le malefatte (in realta' veramente poche) compiute in quattro mesi spesi a vivere per strada.
Quello che ho trovato e' stato molto di piu', molto piu' di quanto avessi lasciato la volta scorsa, molto piu' di quanto abbia mai sperato.

In campo letterario il viaggio e' quasi sempre un'allegoria dell'ananlisi introspettiva del protagonista. Se questo fosse un romanzo, Brisbane assumerebbe i caratteri della parentesi statica tra due viaggi, tra due percorsi all'interno del narratore, una sorta di spartiacque. Se fosse un libro, tra le parole "arrivato" e "ripartito" si troverebbe un'ellissi, forse addirittura la semplice interruzione di capitolo a sottolineare come le pause, per un viaggiatore, sono un po' fini a se stesse.

Per fortuna questo non e' un libro, per fortuna, anche se ogni tanto farebbe comodo, non c'e' un'ultima pagina da andare a leggere e, soprattutto, non c'e' un autore che deve sempre e comunque compiacere i suoi lettori.

Tutto questo per dire che, quella che doveva essere una breve pausa, si e' trasformata nel periodo forse piu' bello trascorso finora. Niente viaggi esotici, animali strani o grandi foreste pluviali a far da sfondo, ma il placido sentiero della quotidianita', seppur nella delirante vita di un ostello e un lavoro che ben poco aveva di normale.

A Brisbane quello che ho trovato e' stata una Famiglia, nel senso piu' vasto ed esteso del termine, un gruppo tanto eterogeneo quanto strampalato del quale mi sono sentito parte, con tutte le sue contraddizioni, i conflitti, i bei momenti, come poche volte era successo.
Non me ne vogliano gli amici lasciati a casa, che per me sono e restano speciali ovunque io sia nel Mondo; quello che c'e' qui e' un coacervo di pietre rotolanti che, ognuna per il suo motivo, hanno smesso di rotolare anche solo per un breve periodo e che qui hanno cercato altre persone nella stessa situazione.
Lo puoi vedere nei loro occhi, anche dietro l'ostentata emancipazione, il bisogno di un abbraccio, di uno scambio di parole, il bisogno di poter chiamare qualcuno per nome e incontrarlo per piu' di una colazione condivisa allo stesso tavolo.

Li capisco bene, sono uno di loro e tutti assieme abbiamo dato vita a un gruppo del quale esser contenti di far parte.

Nel mio libro, in questo libro, Brisbane avrebbe potuto rappresentare serenamente una buona fetta di racconto tra due parentesi di viaggio. Sul blog non ho scritto perche' certi momenti vanno metabolizzati prima di poter esser raccontati, ma sono sicuro che nei prossimi giorni vi divertirete a leggere del mio collega alla ricerca di metodi ortodossi per farsi licenziare o del mio amico S ritrovatosi a vivere nella casa di un architetto che pare uscita da un film di Wes Anderson, prima di dover tornare improvvisamente nel proprio monolocale.

La smetto e preparo i bagagli, oggi vado un po' di giorni a surfare nell'amata Noosa e da venerdi sera saro' a Melbourne per scrivere un altro capitolo di questo unconventional travel.

Intanto vorrei dire grazie a tutte le straordinarie persone che ho incontrato qui, delle quali vorrei fare un elenco ma mi risparimero' solo per non tediare tutti gli altri.

Stay tuned

(Brisbane in realta' mi ha dato anche una prospettiva per il futuro ma questa, e' un'altra storia)


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